
Metaverso
Con “metaverso” si intende un mondo di interazione virtuale.
Mondo di universale virtuale, concepita come unico mondo globale e immersivo.
Faccio un esempio mio, pratico.
Con “metaverso” si intende un mondo di interazione virtuale. Mondo di universale virtuale, concepita come unico mondo globale e immersivo.
Per ora un limite psicologico e banalmente, pratico, è il fatto che implica (o ne facilita l’interazione), l’utilizzo di cuffie per la realtà virtuale e/o di visori 3D per la realtà aumentata.
Ad esempio, con il mio avatar, cammino per una città virtuale, la percorro virtualmente ma esiste anche nella realtà. Mettiamo che sono in "Corso Como" a Milano. Entro in un negozio, ed acquisto uno smartphone per la mia ragazza.
Ora sarà la app e il circuito di distribuzione reale, vero, (collegato al negozio virtuale di Milano) a recapitare lo smartphone sempre nel mondo reale, a casa della mia ragazza.
Altro esempio: sempre io, cammino virtualmente per Manhattan, con il mio avatar. Entro in un ristorante italiano, assieme ad un amico reale che sta anche lui con il suo avatar dentro al metaverso. Posso anche pagarle un aperitivo virtuale o una cena… giusto? E fin qua è facile. Però con il metaverso, gli posso lasciar pagata la cena, che il mio amico nella Manhattan reale, consumerà… entro una certa data. È incredibile! Perché in questo esempio, quel mio amico, abita davvero a Manhattan.
Perciò io dal mio salotto di casa, a Treviso, con un visore, entro e bevo un caffè in un ristorante a Manhattan. E di fatto prima di uscire, lascio pagata una cena, al mio amico Michael, che vive a Manhattan.
Per ora un limite psicologico e banalmente, pratico, è il fatto che implica (o ne facilita l’interazione), l’utilizzo di cuffie per la realtà virtuale e/o di visori 3D per la realtà aumentata.
Ad esempio, con il mio avatar, cammino per una città virtuale, la percorro virtualmente ma esiste anche nella realtà. Mettiamo che sono in "Corso Como" a Milano. Entro in un negozio, ed acquisto uno smartphone per la mia ragazza.
Ora sarà la app e il circuito di distribuzione reale, vero, (collegato al negozio virtuale di Milano) a recapitare lo smartphone sempre nel mondo reale, a casa della mia ragazza.
Altro esempio: sempre io, cammino virtualmente per Manhattan, con il mio avatar. Entro in un ristorante italiano, assieme ad un amico reale che sta anche lui con il suo avatar dentro al metaverso. Posso anche pagarle un aperitivo virtuale o una cena… giusto? E fin qua è facile. Però con il metaverso, gli posso lasciar pagata la cena, che il mio amico nella Manhattan reale, consumerà… entro una certa data. È incredibile! Perché in questo esempio, quel mio amico, abita davvero a Manhattan.
Perciò io dal mio salotto di casa, a Treviso, con un visore, entro e bevo un caffè in un ristorante a Manhattan. E di fatto prima di uscire, lascio pagata una cena, al mio amico Michael, che vive a Manhattan.
Questa secondo me,
è la rivoluzione del business
e della comunicazione
Perché se per certi versi nel mondo reale la pubblicità ha tasse e burocrazia, nel mondo virtuale, basterà pagare. Anche il mio avatar avrà uno smartwatch con NFC.
Infatti gli esperti confermano che ci hanno già pensato. Pagare anche nel metaverso è semplice: basta registrarsi su una di varie piattaforme. Pertanto, per metaverso si intende una interconnessione tra mondi virtuali 3D che parrebbe voglia rendere più vicine le relazioni e di fatto, incrementare la socializzazione.
Mi spiego: va da sé che, soprattutto per noi italiani, interagire virtualmente con occhiali che somigliano ad un casco… anche no. Certo è che se posso interagire con il mio “avatar“, che mi rappresenta, con un amica o un cugino a 6 mila km. da casa come se fossimo nella stessa stanza… è tanta roba.
Infatti gli esperti confermano che ci hanno già pensato. Pagare anche nel metaverso è semplice: basta registrarsi su una di varie piattaforme. Pertanto, per metaverso si intende una interconnessione tra mondi virtuali 3D che parrebbe voglia rendere più vicine le relazioni e di fatto, incrementare la socializzazione.
Mi spiego: va da sé che, soprattutto per noi italiani, interagire virtualmente con occhiali che somigliano ad un casco… anche no. Certo è che se posso interagire con il mio “avatar“, che mi rappresenta, con un amica o un cugino a 6 mila km. da casa come se fossimo nella stessa stanza… è tanta roba.
Perché si chiama "Metaverso".
Il termine “metaverso” è stato coniato nella stesura di un romanzo di fantascienza. Romanzo scritto da un certo “Neal Stephenson Snow Crash” nel 1992.
In questo romanzo, la combinazione delle parole: “meta” (vedi metafisica di Aristotele, ecc.). Infatti Aristotele narra già 2.500 anni fa, (circa), di ciò che viene dopo e oltre la fisica. Questa “mezza via” tra sostantivo ed aggettivo, “Meta“, fu utilizzato poi per definire scienze e considerazioni / calcoli teorici. Di fatto, sia nell’ambito della scienza*, fino ad oltre tale contesto. (*nella quale, il termine meta- è consentito). Vedi il diffondersi di terminologie come “metalinguaggio“, “meta–matematica“, ecc. Per lo specifico, vedi fonte: (Treccani).
Al di là dell’utilizzo o della registrazione del marchio Metaverso da parte del CDA e CEO di Facebook, (sul quale non esprimiamo opinioni), lo sviluppo del metaverso, come lo intendiamo oggi, è pertanto legato alla tecnologia. E soprattutto all’implementazione ed avanzamento tecnologico della realtà virtuale. Al di là di quanto possa interessare o memo, ai “comuni viventi”, oggettivamente c’è un crescente aumento nella domanda di tecnologie immersive.
Piuttosto, detto in termini pratici, è cresciuta la necessità di interagire in ambito 3D virtuale immersivo. Cioè: io attraverso un visore, vivo una esperienza di deambulazione e relazione interpersonale virtuale. Entro proprio in un mondo virtuale, ovunque porgo lo sguardo o giro il capo, vedo quello che mi circonda, proprio come fossi in un mondo virtuale. Che forse poi, tanto virtuale non sarà. Di fatto, concretamente, tutto questo “interesse” di sviluppare il metaverso è spinto dal dal Web 3.0.
Ti chiedi adesso: e cosa sarà sto we3…? Non bastano i Social, la rete, Google, ecc. ecc.? Al cittadino medio forse bastano e avanzano, ma per molti altri, non basta. Anche in ambito medico e scientifico, banalmente.
Poi al netto delle capacità, di molte multinazionali della tecnologia, di blasonare queste tecnologie, un pochino… c’è anche quell’aspetto. Infatti, vengono usati come slogan per esaltare, quasi esagerando, lo sviluppo di tecnologie e progetti correlati a fini di pubblicitari. Ma non è ancora tutto definito, (in termini di interazione socialità) perché se già nei social attuali ci sono problemi di Privacy… Figuriamoci. E per adesso, siamo scriviamo su una tastiera virtuale sul display di uno smartphone…
Pertanto poi se io creo un avatar che “mi somiglia” e “mi rappresenta“, le considerazioni sulla privacy sono infinite. Parliamo della sicurezza degli utenti all’interno del metaverso… caspita. Sono e saranno motivate preoccupazioni. Derivanti da sfide che le industrie (o meglio: i colossi) di social e videogiochi, dovranno affrontare. E sarà complesso, anche per i Governi nazionali e continentali.
Se già nella fantasia di Stephenson la visione futuristica dell’internet moderna, è frequentata dalle fasce della popolazione medio alte, nasce anche una questione sulle diseguaglianze. Immaginava già una differenza tra classi sociali. Dicotomie rappresentate perfino da: qualità della risoluzione (definizione grafica/visiva) del proprio avatar… Fino a differenze impensabili, tipo: in bianco e nero nei terminali pubblici, mentre a colori ed in in 3D per i ricchi.
Poi si era immaginata la possibilità di accedere a luoghi esclusivi solo a pagamento. E questo già avviene nei videogame, dove per correre con una automobile più bella o accedere ad accessori prestanti, occorre pagare davvero b denaro reale. E potrei riportare infiniti esempi concreti di piattaforme che in qualche modo, già adesso, rappresentano mondi di mondi virtuali, che consentono accesso a situazioni più “belle” e confortevoli, solo a chi può spendere sempre di più…
Effettivamente ci sono della contropartite. Quantomeno in termini di interrogativi etico-sociali di una certa rilevanza. A noi comunque può interessare soprattutto l’utilità (se ci sarà realmente in Italia o se ne siamo refrattari). Ed intendo utilità nella business communication. Ossia: marketing e strategie di comunicazione per imprenditori, aziende e professionisti.
Che però, però… in alcuni casi hanno già iniziato a fare pubblicità indiretta, all’interno dei mondi virtuali dei videogame. Mentre nel metaverso che si va delineando, (tramite interessi intrecciati tra colossi tecnologici), i creators (creativi creatori di contenuti grafici virtuali o creativi tecnologici) hanno ed avranno un ruolo fondamentale.
Ci saranno i creators che ideeranno e realizzeranno digitalmente quello che oggi viene fabbricato fisicamente. Da televisori a computer. Pertanto tutti i dispositivi del mondo virtuale avranno processori all’avanguardia e funzioni avanzate. Saranno beni unici, con un costo e un valore, grazie alla implementazione ed integrazione con gli NTF.
Va anche detto che non soltanto Facebook, punta sulla realtà virtuale avanzata. Che più che realtà virtuale possiamo proprio chiamare, mondo parallelo. E quindi, come non trovare una relazione (inquietante?) con i film di Matrix. Esatto: quelli scritti e diretti da Larry e Andy Wachowski.
Eppure, potenzialmente, ci possono entrare, anche colossi quali: Alibaba ed Amazon. Per acquisti virtuali che possono anche, essere reali.
In questo romanzo, la combinazione delle parole: “meta” (vedi metafisica di Aristotele, ecc.). Infatti Aristotele narra già 2.500 anni fa, (circa), di ciò che viene dopo e oltre la fisica. Questa “mezza via” tra sostantivo ed aggettivo, “Meta“, fu utilizzato poi per definire scienze e considerazioni / calcoli teorici. Di fatto, sia nell’ambito della scienza*, fino ad oltre tale contesto. (*nella quale, il termine meta- è consentito). Vedi il diffondersi di terminologie come “metalinguaggio“, “meta–matematica“, ecc. Per lo specifico, vedi fonte: (Treccani).
Al di là dell’utilizzo o della registrazione del marchio Metaverso da parte del CDA e CEO di Facebook, (sul quale non esprimiamo opinioni), lo sviluppo del metaverso, come lo intendiamo oggi, è pertanto legato alla tecnologia. E soprattutto all’implementazione ed avanzamento tecnologico della realtà virtuale. Al di là di quanto possa interessare o memo, ai “comuni viventi”, oggettivamente c’è un crescente aumento nella domanda di tecnologie immersive.
Piuttosto, detto in termini pratici, è cresciuta la necessità di interagire in ambito 3D virtuale immersivo. Cioè: io attraverso un visore, vivo una esperienza di deambulazione e relazione interpersonale virtuale. Entro proprio in un mondo virtuale, ovunque porgo lo sguardo o giro il capo, vedo quello che mi circonda, proprio come fossi in un mondo virtuale. Che forse poi, tanto virtuale non sarà. Di fatto, concretamente, tutto questo “interesse” di sviluppare il metaverso è spinto dal dal Web 3.0.
Ti chiedi adesso: e cosa sarà sto we3…? Non bastano i Social, la rete, Google, ecc. ecc.? Al cittadino medio forse bastano e avanzano, ma per molti altri, non basta. Anche in ambito medico e scientifico, banalmente.
Poi al netto delle capacità, di molte multinazionali della tecnologia, di blasonare queste tecnologie, un pochino… c’è anche quell’aspetto. Infatti, vengono usati come slogan per esaltare, quasi esagerando, lo sviluppo di tecnologie e progetti correlati a fini di pubblicitari. Ma non è ancora tutto definito, (in termini di interazione socialità) perché se già nei social attuali ci sono problemi di Privacy… Figuriamoci. E per adesso, siamo scriviamo su una tastiera virtuale sul display di uno smartphone…
Pertanto poi se io creo un avatar che “mi somiglia” e “mi rappresenta“, le considerazioni sulla privacy sono infinite. Parliamo della sicurezza degli utenti all’interno del metaverso… caspita. Sono e saranno motivate preoccupazioni. Derivanti da sfide che le industrie (o meglio: i colossi) di social e videogiochi, dovranno affrontare. E sarà complesso, anche per i Governi nazionali e continentali.
Se già nella fantasia di Stephenson la visione futuristica dell’internet moderna, è frequentata dalle fasce della popolazione medio alte, nasce anche una questione sulle diseguaglianze. Immaginava già una differenza tra classi sociali. Dicotomie rappresentate perfino da: qualità della risoluzione (definizione grafica/visiva) del proprio avatar… Fino a differenze impensabili, tipo: in bianco e nero nei terminali pubblici, mentre a colori ed in in 3D per i ricchi.
Poi si era immaginata la possibilità di accedere a luoghi esclusivi solo a pagamento. E questo già avviene nei videogame, dove per correre con una automobile più bella o accedere ad accessori prestanti, occorre pagare davvero b denaro reale. E potrei riportare infiniti esempi concreti di piattaforme che in qualche modo, già adesso, rappresentano mondi di mondi virtuali, che consentono accesso a situazioni più “belle” e confortevoli, solo a chi può spendere sempre di più…
Effettivamente ci sono della contropartite. Quantomeno in termini di interrogativi etico-sociali di una certa rilevanza. A noi comunque può interessare soprattutto l’utilità (se ci sarà realmente in Italia o se ne siamo refrattari). Ed intendo utilità nella business communication. Ossia: marketing e strategie di comunicazione per imprenditori, aziende e professionisti.
Che però, però… in alcuni casi hanno già iniziato a fare pubblicità indiretta, all’interno dei mondi virtuali dei videogame. Mentre nel metaverso che si va delineando, (tramite interessi intrecciati tra colossi tecnologici), i creators (creativi creatori di contenuti grafici virtuali o creativi tecnologici) hanno ed avranno un ruolo fondamentale.
Ci saranno i creators che ideeranno e realizzeranno digitalmente quello che oggi viene fabbricato fisicamente. Da televisori a computer. Pertanto tutti i dispositivi del mondo virtuale avranno processori all’avanguardia e funzioni avanzate. Saranno beni unici, con un costo e un valore, grazie alla implementazione ed integrazione con gli NTF.
Va anche detto che non soltanto Facebook, punta sulla realtà virtuale avanzata. Che più che realtà virtuale possiamo proprio chiamare, mondo parallelo. E quindi, come non trovare una relazione (inquietante?) con i film di Matrix. Esatto: quelli scritti e diretti da Larry e Andy Wachowski.
Eppure, potenzialmente, ci possono entrare, anche colossi quali: Alibaba ed Amazon. Per acquisti virtuali che possono anche, essere reali.
Fonte parziale: WikiPedia. Copywriting: Carlo Piva, Treviso.
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